Il metodo "scientificamente corretto" per identificare i maschi di una specie di zanzara, come per ogni insetto è quello dell'analisi delle cosiddette "armature genitali", ossia delle strutture chitinose di cui sono fatti gli organi genitali. Si tratta quindi di estrarre tali strutture, di metterle in bella posa su di un vetrino, eventualmente colorarle e quindi osservarle al microscopio per confrontarle con quelle presenti su appositi manuali d'identificazione. Complicato? sì! tant'è che sono ben pochi che lo fanno!
Molto più prosaicamente, i maschi di una specie di zanzara sono molto simili alle rispettive femmine, tranne per le antenne (molto "piumose"), i palpi (lunghi e pelosi) e ovviamente il posteriore... Ma l'aspetto generale, la pigmentazione, le dimensioni, sono simili a quelle della femmina. Per tanto un maschio di zanzara tigre è piccolo, nero e con le tipiche bande e strisce bianche, mentre un maschio di Anopheles maculipennis è più grande, con lunghe e sottili zampe non bandeggiate e ali maculate, proprio come le rispettive consorti.
Per quanto riguarda la lotta, in realtà la maggior parte dei metodi rispettano le pari opportunità: tutte le operazioni di prevenzione dello sviluppo dell'infestazione (le più efficaci) ossia quelle che agiscono per evitare che si formino dei focolai, nonché la lotta larvicida colpiscono indiscriminatamente maschi e femmine. La lotta adulticida ha spesso come principali vittime le femmine, ma solo perché queste si sono avventurate in zone dove sono a noi poco gradite, pronte a compiere il loro piccolo pasto di sangue, mentre i maschi restano a farsi i fatti loro altrove, pur essendo anche loro totalmente sensibili agli stessi insetticidi. Le trappole attrattive agiscono sui sistemi che attraggono le femmine, visto che è da loro che ci vogliamo difendere.
Sarebbe del tutto vano agire sui maschi, a meno che non lo si riesca a fare prima del loro atto riproduttivo e su tutta la popolazione in questione. Ipotesi molto fantascientifica. Ricordo che le femmine si accoppiano una sola volta nella loro vita e quindi dopo quel momento diventa inutile eliminare tutti i maschi... Questi sono utlizzati in una particolare metodologia di lotta, detta appunto del maschi sterile, che consiste nel lanciare grandi quantità di maschi in grado di accoppiarsi, ma resi sterili artificialente (ad es. sottoponendoli a radiazioni), in modo che tutte le femmine con cui si accoppiano (e che quindi non si accoppiano più) non possano dare progenie. Il metodo può funzionare solo su popolazioni pressoché isolate ed a patto che i maschi sterili siano competitivi ed in numero maggiore di quelli naturali.
ANTEA
(am)